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traduzione italiana dell'inglese scritto

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care sorelle e cari fratelli, vediamo in questo racconto del vangelo di marco come tanta gente riconosce, intuisce la forza di guarigione che esce da gesù tanto che accorrono da tante parti del paese, lo cercano e gli portano i malati perché egli li possa guarire e il signore non allontana nessuno, si lascia avvicinare da tutti. spesso, invece, avviene il contrario e il bisogno di tanti non incontra la vicinanza dei discepoli del signore. infatti cerca, il signore, chi sa di non poterne fare a meno, per la sua situazione o per quella delle persone che ama. cerchiamo poco quando amiamo poco e quanto, al contrario, l’amore, la compassione, ci fa diventare cercatori di gesù, desiderosi di incontrare lui, di parlargli di noi, dei nostri cari e di toccarlo. e il signore si fa toccare dagli uomini, cioè mostra in maniera concreta la sua presenza e insegna ai suoi discepoli, come ricorda spesso papa francesco, a fare altrettanto, cioè a non voler bene in astratto, ma toccando la carne dei poveri. “io sono venuto per i malati, non per i sani”, dirà gesù. eppure gli uomini, che sono tutti malati, nel senso tutti esposti al male, segnati dalla fragilità, dal limite, così poco cercano il signore. dobbiamo imitare, allora, l’atteggiamento di gesù, perché spesso gli uomini non cercano il signore per paura, per pigrizia, per rassegnazione e anche perché non incontrano i segni della sua presenza attraverso i suoi discepoli. dobbiamo imitare l’atteggiamento di gesù verso i malati, malati di ogni genere. il signore si prende cura di tutti, condivide la loro sofferenza e apre il cuore alla speranza, invitando a non avere paura della fragilità, della malattia, della sofferenza. pensiamo a tanti anziani che soffrono nella solitudine. pensiamo a tanti con una malattia grave che sono da soli. in modo particolare pensiamo a tanti bambini poveri che hanno bisogno di noi. perché la fragilità, è vero, suscita paura, a volte fastidio, spesso rifiuto e solo il signore parla della compassione verso la debolezza, la fragilità, la sofferenza dell’altro. la compassione, che è un sentimento evangelico così diverso dai farisei che pensavano di poter essere buoni da soli, cioè senza gli altri, di essere giusti senza il prossimo. solo la compassione permette di guardare il malato senza tenerlo lontano. solo la compassione permette di non accontentarsi di sopportarlo o di guardarlo con commiserazione o di non farlo sentire un peso. la compassione permette di far nostra la sofferenza degli altri e a chi è nel bisogno di avvicinarsi a noi. intorno a gesù, abbiamo ascoltato, si compone questa famiglia di sofferenti, di malati, affamati di vita e soprattutto di sicurezza, di speranza. insomma, in quella folla c’è tutto il gemito dell’umanità sofferente, che sperimenta il male e che vuole vincerlo. gesù si lascia avvicinare e guarisce anche con il suo mantello. ecco che cosa è il credente a cui il signore da il potere di scacciare il male: essere il suo mantello. tutto quello che abbiamo è donato da lui, anche se qualche volta pensiamo il contrario, ma tutto quello che abbiamo è donato da lui ed è donato perché noi lo possiamo donare agli altri. questa forza di guarigione permise a s.francesco, che aveva ribrezzo della sofferenza e del lebbroso, di fermarsi, di amarlo, di essergli finalmente vicino. questa forza di guarigione non è nostra ma è un dono del signore. noi siamo il suo mantello se comunichiamo lui, se restituiamo agli altri quell’amore che lui ci ha donato. la nostra grazia è poter essere il mantello di gesù per i tanti che in tanti modi cercano guarigione. e anche solo vedere il mantello fa crescere la speranza in chi è nella disperazione, nell’incertezza della malattia, nel turbamento di scoprire la forza del male. noi non siamo la guarigione, è lui la guarigione, è la sua presenza che però noi possiamo comunicare a tanti. perché la guarigione è quella che solo l’amore di dio può dare e che passa anche attraverso l’amore degli uomini, l’amore dei suoi discepoli, il nostro amore. ed è l’amore che rende l’uomo forte proprio perché amato, che fa scoprire e riscoprire il senso di ognuno anche nel turbamento della malattia, che fa sentire, provare, toccare, la vera sicurezza, la protezione di un amore che non dimentica e non tradisce.

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